lunedì 2 giugno 2008

Confidenze all'infinito


Era il periodo della ricostruzione e della consapevolezza.

Il viaggio in Argentina aveva segnato il mio sorriso, allo stesso modo l’acqua cheta incide la roccia.
Era arrivato per me il tempo di affrontare il mondo, quel mostro bifronte a cui non puoi girare le spalle: il circondario feroce desiderava solo inghiottire la mia anima.

L’addestramento si era concluso da tempo; non sempre però ricordavo gli insegnamenti dei miei maestri. Spesso si lamentavano dell’indolenza, della scarsa applicazione e della poca memoria ma questi difetti non corrispondevano alla realtà: era la paura di quello che non conoscevo a frenare la mia forza, era la paura di fallire che paralizzava le mie gambe, era la paura di non essere all’altezza che accartociava la mia panza.
A lungo lottai contro me stesso senza capire che non potevo essere mio nemico; me stesso doveva diventare il mio più sincero alleato.
Non dovevo svoltare, ma semplicemente camminare; rasare l’erba del mio giardino diventò un imperativo: fu il mio modo per sviluppare il potere.


Una notte come tante si trasformò nella più diversa tra tutte le notti quando in sogno mi comparve la fata dallo scuro candore.
Pelle di orchidea, infiniti capelli di seta nera, occhi scuri che sputavano raggi di fuoco, tristezza, rabbia e dolcezza espressi con la medesima perifrasi e tutto intorno pretese di aiuto, glaciale e accogliente nello stesso istante, parlava senza verbi, comunicava dolcezza attraverso l’indignazione. Era donna e desiderava tornare bambina.

Il desiderio di riconoscerla cominciò a tambureggiare dentro di me.
Ascoltai quel desiderio, dimenticai il tessuto sociale nel quale crogiolavo e diedi forma alla silenziosa sensazione: la fata divenne persona e il desiderio trovò la sua foggia.

Come il fulmine ineluttabile abbatte l’albero, mi sono trovato di fronte alla prova delle prove: le mie incertezze e le mie insicurezze a confronto con la mia aspirazione che in essa si specchiarono lustrandosi gli occhi e chinando il capo in modo irriverente.


Lei è stata luce e motivazione e vedeva luce e motivazione, lei era contraddizione e amore, lei generava confusione e ricercava la pace nell’ordine.

Lei è oggi bellezza ed insicurezza, è colore e paura; lei crede di essere bianca e nera e presto capirà che a renderla tanto bella è la diversità della sua sensibilità.

Lei è creatura divina che irraggia la sua specialità.
Io volevo essere il suo sole e la forma del suo desiderio.

Alla fine come una mosca intrappolata nella ragnatela di una magica farfalla, ho lasciato che tutto svanisse nel buio della memoria...

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