mercoledì 25 giugno 2008

Una nuova traccia



Con l’abitudine ho imparato a guardare verso il basso: la testa china su una scrivania, lo sguardo rivolto al manto stradale per evitare le asperità dell’asfalto, il volto fisso con i paraocchi a difendermi dall’entità buia che la maggioranza chiama disagio.

Con l’esperienza è arrivata la consapevolezza: nessuno può scappare dalla gabbia in cui decide di abitare.
La oscura forza aleggia e traccia i fossati che irrigano idee che crediamo nostre, nonostante siano suggerite da chi vuole metterci catene e museruole.

Penso sempre di poter scegliere ma poi arriva la contingenza che mi condiziona; la contingenza è sempre artatamente posta… tante volte mi sono chiesto : “ma da chi?” e mai ho trovato la risposta: forse è solo il mistero della forza oscura.

Oppresso dal cemento, annegavo nei profondi e lunghi canali di acqua melmosa; costretto ad osservare un mondo suggerito da burocrati ottusi e intolleranti, strutturato dagli ultrà della superficialità affinché solo loro stessi possano nuotare come anguille nel fango che generano e in cui coltivano idee accettate da occhi miopi, che a tutto si adattano facendo finta di non vedere; per tutto questo ho deciso di smettere di guardare... e comincio ad osservare.

Felice colgo la specialità dell’occhio neutro: la fotocamera diventa il mio nuovo giocattolo di crescita, di espansione e di scoperta.

Con lei potrò cogliere un territorio inesplorato distaccato e senza filtro: lei cristallizza, e ti permette di creare sul presupposto decontestualizzato.
In questo modo intendo affrancarmi dalla struttura per liberare il potere dell’immaginazione, in questo modo intendo viaggiare.

Lei è la mia prima reflex: una Olympus E - 420…
Dedico questo post a Sandrografo che mi ha mostrato il quomodo..

lunedì 23 giugno 2008

NATALE 2007

Il Natale è lontano ma la gioia e il divertimento di quel giorno sono ancora presenti nei nostri ricordi:



sabato 7 giugno 2008

Ambiente e Tradizione



Questa è la singolare protesta a cui ho assistito:




Roma - Ponte Vittorio Emanuele II
[collega il centro (corso Vittorio) con il rione Borgo ed il Vaticano]

Anche i gruppi scultorei simboleggianti il valore militare, la fedeltà allo statuto, il padre della patria ed il plebiscito soffrono dinanzi all'attuale atmosfera italica
Esprimersi è per molti una necessità...

ma alla fine tanti si adattano ad un mondo che non capiscono; miopi, preferiscono rimanere in silenzio.

lunedì 2 giugno 2008

Confidenze all'infinito


Era il periodo della ricostruzione e della consapevolezza.

Il viaggio in Argentina aveva segnato il mio sorriso, allo stesso modo l’acqua cheta incide la roccia.
Era arrivato per me il tempo di affrontare il mondo, quel mostro bifronte a cui non puoi girare le spalle: il circondario feroce desiderava solo inghiottire la mia anima.

L’addestramento si era concluso da tempo; non sempre però ricordavo gli insegnamenti dei miei maestri. Spesso si lamentavano dell’indolenza, della scarsa applicazione e della poca memoria ma questi difetti non corrispondevano alla realtà: era la paura di quello che non conoscevo a frenare la mia forza, era la paura di fallire che paralizzava le mie gambe, era la paura di non essere all’altezza che accartociava la mia panza.
A lungo lottai contro me stesso senza capire che non potevo essere mio nemico; me stesso doveva diventare il mio più sincero alleato.
Non dovevo svoltare, ma semplicemente camminare; rasare l’erba del mio giardino diventò un imperativo: fu il mio modo per sviluppare il potere.


Una notte come tante si trasformò nella più diversa tra tutte le notti quando in sogno mi comparve la fata dallo scuro candore.
Pelle di orchidea, infiniti capelli di seta nera, occhi scuri che sputavano raggi di fuoco, tristezza, rabbia e dolcezza espressi con la medesima perifrasi e tutto intorno pretese di aiuto, glaciale e accogliente nello stesso istante, parlava senza verbi, comunicava dolcezza attraverso l’indignazione. Era donna e desiderava tornare bambina.

Il desiderio di riconoscerla cominciò a tambureggiare dentro di me.
Ascoltai quel desiderio, dimenticai il tessuto sociale nel quale crogiolavo e diedi forma alla silenziosa sensazione: la fata divenne persona e il desiderio trovò la sua foggia.

Come il fulmine ineluttabile abbatte l’albero, mi sono trovato di fronte alla prova delle prove: le mie incertezze e le mie insicurezze a confronto con la mia aspirazione che in essa si specchiarono lustrandosi gli occhi e chinando il capo in modo irriverente.


Lei è stata luce e motivazione e vedeva luce e motivazione, lei era contraddizione e amore, lei generava confusione e ricercava la pace nell’ordine.

Lei è oggi bellezza ed insicurezza, è colore e paura; lei crede di essere bianca e nera e presto capirà che a renderla tanto bella è la diversità della sua sensibilità.

Lei è creatura divina che irraggia la sua specialità.
Io volevo essere il suo sole e la forma del suo desiderio.

Alla fine come una mosca intrappolata nella ragnatela di una magica farfalla, ho lasciato che tutto svanisse nel buio della memoria...